Caos rifiuti, ma quando tornerà pulita Roma?
Quanto tempo dovrà passare prima che le strade della Capitale tornino a essere pulite? Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha dato alla sindaca Virginia Raggi 20 giorni per risolvere l’emergenza. Mentre per i nuovi vertici di Ama, la municipalizzata romana dei rifiuti, non si uscirà dalla crisi prima di Natale. Per Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, la città eterna invece è in un vicolo cieco: «A luglio a Roma la produzione giornaliera di rifiuti raggiunge il suo culmine superando le 4700 tonnellate, mentre nella seconda metà di agosto cala fino ad attestarsi attorno alle 3 mila tonnellate. Tra un mese perciò la situazione dovrebbe cominciare lentamente a migliorare. Ma se non verranno realizzati nuovi impianti, a dicembre quando la produzione di rifiuti riprenderà ad aumentare la Capitale sarà di nuovo in emergenza».
Dopo l’allarme dei medici («siamo al rischio sanitario») e l’intervento di Costa, la Regione ha emesso un’ordinanza a tutti gli impianti del Lazio per accogliere i rifiuti della Capitale.
Ma di chi è la colpa della crisi?
«Della gestione dei rifiuti è responsabile il Comune di Roma. In tre anni l’amministrazione Raggi si è limitata a presentare due progetti per altrettanti impianti di compostaggio, ma i terreni su cui dovevano sorgere non erano di proprietà dell’Ama e così sono stati bloccati».
Quante tonnellate di spazzatura sono state lasciate ad arrostire per strada in questi giorni?
«Ogni giorno vengono lasciate per strada circa mille tonnellate di spazzatura, il doppio rispetto a qualche mese fa. Questo perché manca un sito di stoccaggio».
La sindaca ha attaccato chi brucia i cassonetti: 700 quelli dati alle fiamme in due anni, secondo il Campidoglio.
«Certi atti di vandalismo possono rappresentare senz’altro un ostacolo, ma non sono la causa scatenante dell’emergenza in atto. Se la città è in ginocchio è perché mancano impianti e mezzi. Nel Tmb dell’Ama per lo smaltimento dell’indifferenziato a Rocca Cencia, poco fuori dal Grande raccordo anulare, ormai al collasso, sono parcheggiate file di camion inutilizzabili perché stracolmi di rifiuti che gli operatori non sanno dove riversare.
La differenziata a Roma è ancora sotto al 50%, mentre il Comune contava di portarla al 70% entro il 2020. Cosa non ha funzionato?
«Da un anno è ferma al 33%. Oggi il servizio è disponibile solo in alcuni quartieri, in cui peraltro la produzione di rifiuti risulta più contenuta».
Come se ne esce?
«Realizzando al più presto una rete di impianti per la biodigestione anaerobica dell’umido, che è quello che in strada crea maggiori problemi. Nel suo ultimo piano industriale, l’Ama aveva previsto la realizzazione di 13 nuovi impianti di cui 3 per il trattamento degli scarti organici. Ma dopo l’allontanamento dell’ex amministratore delegato, Lorenzo Bagnacani, pure quel piano è diventato spazzatura».
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