È morto Mattia Torre, il talento che allo spettacolo italiano era «indispensabile»
Mattia Torre è morto a 47 anni, portato via da quella stessa malattia della quale aveva cercato di ridere ne La Linea Verticale. Spiegarne il lavoro e, per conseguenza, il lascito artistico, è cosa difficile. Impossibile, quasi. Perché Mattia Torre non è stato un professionista univoco, di quelli sui quali è sufficiente apporre una sola etichetta. È stato un artista, un genio visionario che, attraverso la scrittura, ha saputo trasformare l’intrattenimento italiano.
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10 anni di Boris: le battute memorabiliMattia Torre è stato uno sceneggiatore, è stato un regista, è stato uno scrittore. Ed è stato capace di darsi ai libri e al teatro, di adattare la propria arte al cinema e alla televisione, senza mai perdere la cifra stilistica che ne ha caratterizzato la carriera: l’ironia rispettosa ed elegante, la leggerezza profonda. Torre, che nei mesi a venire avrebbe dovuto dirigere Figli, prima pellicola tratta dai suoi monologhi teatrali, di quelli resi celebri (anche) da Valerio Mastandrea, non ha perso la propria, posata irriverenza nemmeno di fronte alla malattia. Con gli occhi dell’intelligenza, di chi ha coraggio sufficiente per vedere il bicchiere sempre pieno, ne ha scritto in un libro autobiografico che, edito da Baldini & Castoldi, ha portato, lo scorso anno, alla serie Rai.
Il successo, allora, è stato immenso. Quel modo sfrontato di ridere dei guai, senza mai sfociare nel genere di sguaiata maleducazione di cui è piena la televisione, è stato giudicato pionieristico. Quanto meno, nel quadro di un intrattenimento che l’Italia, negli anni, si è abituata a giudicare «provinciale». Mattia Torre ha saputo svecchiare la televisione.
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Mattia Torre: «La Linea Verticale? Una serie spirituale»Lo ha fatto, la prima volta, quando, insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, ha scritto Boris. Lo ha fatto una seconda volta con Dov’è Mario?, serie scritta insieme a Corrado Guzzanti. E lo ha fatto con La Linea Verticale, mentre, nel mezzo, si è dato al cinema, dove ha diretto Ogni maledetto Natale, e al teatro. Ha scritto libri. L’ultimo, In Mezzo al Mare – Sette atti comici, ne ha restituito appieno la visione, se non salvifica, confortante, dell’arte.
https://www.youtube.com/watch?v=siVWXZp8uKI«Mattia Torre, amico carissimo e brillante, scrittore sopraffino, 47 anni, venti libri ancora da scrivere, cento sceneggiature. Una curiosità, un coraggio, un senso dell’umorismo rari in questo mondo, rarissimi in Italia. Uno che se adesso gli dicessi “Che la terra ti sia lieve” ti scoppierebbe a ridere in faccia, ci scriverebbe sopra un monologo. Mi mancherai tanto. Ci eri indispensabile», ha scritto Corrado Guzzanti, suggellando in pochi righi la voglia di vivere di un uomo che, di fronte alle difficoltà, non si è mai lasciato sopraffare, non ha mai avuto un momento di cedimento o di malinconia.