Federica Pellegrini, tutti i complimenti del mondo
Federica Pellegrini il giorno dopo ringrazia. Sono decine i messaggi arrivati a lei direttamente, ma soprattutto sui social dopo il suo quarto oro mondiale nei 200 metri stile libero. Da Elisa ad Alessandro Cattelan, da Frank Matano a Selvaggia Lucarelli, da Flavia Pennetta a Christian Vieri passando per Valentino Rossi e sua maestà del nuoto Phelps. «Stanotte», ha raccontato, «avrò rivisto la mia gara 40 volte. Non mi era mai successo, ma mi sono proprio piaciuta e sono strafelice che tra i commenti ricevuti sui social ci sia anche quello di Michael Phelps».
È tutto un ripercorrere la giornata d’oro nelle parole di Federica. «Alla premiazione eravamo tre generazioni a confronto. Io degli anni ottanta, Sjoestrom dei novanta e Titmus del 2000. Mi ha detto che quando partecipavo alle Olimpiadi di Atene aveva 3 anni».
La Divina ha lasciato la piscina del trionfo quando ormai era l’una, ora coreana, dopo interviste e antidoping. Ha detto di aver mangiato qualcosa al volo e di essersi buttata sul letto senza riuscire ad addormentarsi subito. Alle 3 e 30 ha guardato la sveglia per l’ultima volta e poche ore dopo è ripartita per una nuova giornata. «Non ho mai avuto tanti dolori in vita mia. È come se avessi fatto un after fino a stamattina».
Per i 100 stile libero non si è qualificata, ma l’importante è già in bacheca e il resto è un futuro diverso. «Le motivazioni per restare sempre in alto le trovi dentro di te ponendoti degli obiettivi che sicuramente cambiano nel corso degli anni. Il prossimo è cercare di avere una famiglia bella come quella che ho tra un paio di anni, ma il più imminente è tornare a casa dalla mia Vanessa. L’ho salutata in aeroporto. L’ho lasciata in braccio a mamma e appena salita in aereo ho visto un film: era Dumbo e mi sono messa a piangere».
Il presente è ancora la gara d’oro e come ci è arrivata. «Quest’anno è stato tutto lineare e penso sia stato giusto arrivare a Gwangju solo tre giorni prima dell’inizio senza subire fuso orario. In prossimità delle gare si sta bene su un cucuzzolo di un monte evitando il superfluo. La medaglia di Budapest è stata più sofferta e voluta. Credevo sarebbe stato l’ultimo mondiale e di non riuscire a tornare a quei livelli. Questa medaglia la metto tra le mie prime». Ce ne sono tante che si fatica a contarle in quindici anni di successi.
«La chiave di tutto penso sia che mi piace ciò che faccio. Nelle ultime stagioni sicuramente ho nuotato più per me che per gli altri e quest’anno avevo deciso di nuotare bene i 200. Non di andare al mondiale a fare il bagno. In allenamento sono andata sempre bene e abbiamo intensificato la palestra. Fino al Sette Colli dicevo a Matteo (Giunta, ndr) di sentire troppa la fatica nella seconda parte di gara, ma mi tranquillizzava. Sono felice per Matteo. Tantissimi erano scettici. Invece credo che Alberto (Castagnetti, storico allenatore della Pellegrini ndr) l’avrebbe definito un allenatore intelligente. Uno di quelli che sa adeguarsi alle caratteristiche degli atleti».