Sindrome di Couvade, quando l’uomo si sente «incinto»
Le partner sono incinte e loro soffrono di nausea mattutina e sbalzi d’umore, si sentono gonfi e pigri e manifestano i sintomi fisici e psicologici della gravidanza. I futuri padri possono essere colpiti dalla sindrome di Couvade (la parola couvade deriva dal francese couver e significa «incubare, far nascere, covare»), chiamata anche «gravidanza simpatica», una condizione molto curiosa, ma anche inaspettatamente comune. Nei casi più estremi, gli uomini possono persino sperimentare la pseudociesi, la comparsa di segni e sintomi clinici associati alla gravidanza, tra cui il gonfiore della pancia (che torna normale dopo la nascita del figlio).
Kirsten, 22 anni, ha raccontato al quotidiano inglese The Guardian che, a circa otto settimane di gravidanza, quando ha cominciato a sperimentare l’aumento di peso, l’avversione per alcuni elementi e la nausea, anche il suo compagno Silas, 23, ha iniziato a essere colpito dagli stessi sintomi. Inizialmente, lei era scettica: temeva che i presunti malesseri di Silas fossero uno scherzo. «Ma, col passare del tempo, mi sono resa conto che stava davvero soffrendo», ha ammesso. «La sua nausea era devastante: ne ha sofferto molto più me. Ho finito per condividere con lui le mie medicine». Kalu, 25 anni, durante il primo trimestre di gravidanza della partner, ha lottato con ansia e nausea estreme. «Il mio stomaco si contorceva», spiega. «Ho vomitato per giorni. L’unica cosa che riuscivo a ingerire erano le bevande, come acqua e frullati di frutta».
Ma spesso gli uomini che soffrono della sindrome di Couvade vengono liquidati come melodrammatici, specialmente quando si confrontano i loro sintomi con l’intenso sforzo fisico di una vera gravidanza. Forse è per questo che, finora, sono state fatte poche ricerche sulle cause. Secondo Arthur Brennan, un professore di infermieristica presso la Kingston University, che ha scritto diversi articoli sulla condizione, «in un certo senso la sindrome di Couvade si trova al confine tra un disturbo mentale e un disturbo fisico. Non si adatta perfettamente né all’una né all’altra categoria».
Eppure il numero di uomini colpiti è sorprendente: secondo uno studio italiano del 2010 (Baldoni e Ceccarelli), la sindrome può colpire l’8%-10% dei padri durante la gravidanza. Altre ricerche sostengono che fino al 52% dei padri negli Usa, il 59,1% in Giordania e fino al 61% in Tailandia hanno sperimentato alcuni sintomi della sindrome di Couvade. Secondo uno studio del 2013, il 72% dei futuri padri in Polonia sperimenta almeno un sintomo legato alla gravidanza. Le stime nei primi anni ’70 (non ci sono ricerche più recenti) nel Regno Unito parlano di tassi l’11% e il 50%. Naturalmente, c’è anche molto spazio per l’interpretazione, quando si parla di sintomi come sbalzi d’umore e depressione.
Ma la sindrome di Couvade non è solo un fenomeno contemporaneo: in Corsica, Cipro, Papua Nuova Guinea e nell’antica Iberia sono stati ritrovati reperti che risalgono al 50 a.C.: figure che mostrano padri in attesa, sdraiati a letto, che ricevono le stesse attenzioni delle madri in gravidanza.
E le cause? Le prime spiegazioni, radicate nella teoria psicoanalitica, suggerivano che i sintomi nascessero dall’invidia dell’uomo per la capacità della donna di procreare. Ma secondo studi più recenti la sindrome di Couvade potrebbe essere collegata all’empatia e all’attaccamento. I sintomi, a quanto pare, sono più diffusi negli uomini maggiormente coinvolti nella gravidanza. Ci sono anche potenziali spiegazioni fisiche: quello che sappiamo dai pochissimi studi condotti finora è che i livelli ormonali degli uomini cambiano significativamente durante il periodo prenatale: il testosterone tende a diminuire, mentre aumentano gli estrogeni e la prolattina. Il dottor Robin Edelstein, psicologo dell’Università del Michigan, ha studiato questi cambiamenti ormonali nei futuri padri: il testosterone più basso potrebbe essere la causa di alcuni dei sintomi. «È associato all’aumento di peso e alla depressione», spiega. «Ma potrebbe anche rendere gli uomini più coinvolti nella loro relazione, e più preparati a diventare genitori». I sintomi, secondo i suoi studi, si registrano più frequentemente negli uomini più preoccupati nei confronti del nascituro. «Questo potrebbe avere a che fare con l’empatia, ma potrebbe anche essere dovuto all’ansia».
Secondo Mike, 32 anni, che l’ha sperimentata, la sindrome non dovrebbe essere stigmatizzata, ma letta come un simbolo di intimità tra i futuri genitori: «Provare quei sintomi mi ha insegnato ad essere più comprensivo e a capire meglio cosa stava attraversando Amanda, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Forse la sindrome aiuta gli uomini a sapere ciò che una donna passa quando spinge il suo corpo ai limiti».