Comitato bioetico: «Il suicidio assistito è diverso dall’eutanasia»
Il suicidio assistito è diverso dall’eutanasia. È questo il parere del Comitato nazionale per la bioetica, il massimo organismo sui temi che riguardano scienza e etica, emerso dal report “Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito”, nato con l’idea di dare informazioni chiare sui pro e i contro un’eventuale legislazione sul suicidio assistito.
«Non un’apertura alla legalizzazione del suicidio assistito – spiega all’Adnkronos il presidente del Comitato nazionale di bioetica, Lorenzo D’Avack sottolineando anche le diverse posizioni in seno al Cnb sul tema – ma piuttosto un valido strumento per indicare nodi, criticità e ed elementi positivi al legislatore, che potrebbe avere un approccio favorevole ma anche contrario al tema».
Il parere sullo spinoso argomento – che riporta le diverse posizioni dei componenti e non è stato approvato all’unanimità – nasce dopo l’ordinanza del 2018 della Corte costituzionale, che è intervenuta sulla questione sollevata dalla Corte di Assise di Milano sul caso di Marco Cappato finito sotto processo a Milano per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera dove aveva ottenuto il suicidio assistito.
Il documento si sofferma in particolare sul significato dell’aiuto al suicidio assistito, sulle sue modalità di attuazione, sulle “analogie” ma anche sulle “differenze” con l’eutanasia e sui temi etici più rilevanti e delicati attinenti alla richiesta di suicidio assistito, dall’espressione di volontà della persona al consenso informato, dai valori professionali alla deontologia del medico e degli operatori sanitari. I bioeticisti hanno anche esaminato il concetto di sedazione profonda «proposta e rifiutata all’epoca da Dj Fabo» e ognuno di questi temi è stato analizzato in modo dialettico, dando spazio e ascolto alle tesi ora favorevoli ora contrarie.
Dal confronto sono emerse tre differenti opinioni: alcuni membri del Cnb sono contrari alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito, altri sono favorevoli sul piano morale e giuridico alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito sul presupposto che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l’autodeterminazione del paziente, altri ancora sottolineano come non si dia una immediata traducibilità dall’ambito morale a quello giuridico.
Malgrado queste posizioni divergenti, il Comitato è arrivato alla formulazione di sei raccomandazioni condivise, auspicando innanzi tutto che in qualunque sede avvenga – ivi compresa quella parlamentare – il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio «si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo, ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che una tematica così lacerante per la coscienza umana esige», si legge nel testo.
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