Il principe Harry e quel pizzico di «invidia» (per i piloti d’aereo)
Chi vuole fare il calciatore, chi l’astronauta, chi la rockstar. Ogni bambino, sin da piccolo, custodisce un sogno per il suo futuro: quello del principe Harry era diventare un pilota di aerei. Ecco perché oggi, guardando gli aviatori Steve Brooks e Matt Jones partire per un giro del mondo a bordo di uno storico caccia, il duca di Sussex si morde un po’ le mani: «Sto scrivendo con una punta d’invidia», si legge nella lettera che ha inviato in vista dell’impresa. «Vi auguro buona fortuna per il vostro coraggioso tentativo. Sarà fantastico girare intorno al mondo con un velivolo così iconico e suggestivo».
Trattasi di un Supermarine Spitfire Mark IX, fabbricato nel 1943 e restaurato per la prestigiosa occasione: è stato uno dei simboli della Seconda Guerra Mondiale, specialmente in Gran Bretagna in virtù del decisivo contributo che ha dato alla vittoria inglese durante l’aggressione tedesca. «Conosco le emozioni che ti dà uno Spitfire», scrive ancora Harry, che durante una visita all’Accademia di Boultbee nel 2015 ha volato come passeggero sopra l’Isola di Wight. «Un’esperienza che non dimenticherò mai e questa occasione sarà per voi altrettanto memorabile. Quindi, soprattutto, divertitevi più che potete».
Se tutto andrà secondo i piani, il viaggio (sponsorizzato IWC) terminerà l’8 dicembre, dopo oltre 30 paesi toccati e ben 87 tappe, quattro delle quali – stando alla route map del sito – anche in Italia: a Taranto, Pescara, Genova e Milano. In ogni Stato, la coppia di piloti farà visita all’ambasciata, ricevendo i complimenti del personale diplomatico. Anche se gli auguri istituzionalmente più importanti sono già arrivati: Harry li guarda in volo e sogna, lui che durante la sua carriera militare aveva preso proprio la qualifica di pilota. Nel 2015 l’addio all’esercito britannico, dopo dieci anni di servizio.
«Le cose più belle hanno una fine e io sono a un bivio della mia carriera militare», disse in quella circostanza, «per me è una decisione davvero difficile». Perché certe emozioni, a giudicare anche dall’ultima lettera ai piloti, rimarranno dentro di lui per tutta la vita.