Ponte Morandi: il volo in elicottero della mamma di Mirko morto nel crollo
Mirko Vicini aveva trent’anni quando è morto. Era il 14 agosto del 2018. È morto sotto le macerie del viadotto sul Polcevera, il ponte Morandi. Lui lavorava all’Amiu, una delle aziende sotto il viadotto. Il suo corpo è stato l’ultimo a essere recuperato delle 43 vittime.
https://www.youtube.com/watch?v=3NK_vYhPLrwLa madre ha voluto realizzare uno dei suoi sogni, fare un giro a bordo di un elicottero. La polizia l’ha ospitata e il video (qui sopra) è stato reso pubblico nei giorni che precedono il primo anniversario del disastro.
Il 18 ottobre dello scorso anno, la madre di Mirko, Paola, era su un elicottero sul cielo di Genova, aiutata dal personale della Polstrada di Savona e da una psicologa della Croce Rossa di Varazze, che l’aveva assistita nei giorni delle ricerche delle vittime, Federica Valle. «Il nostro rapporto», racconta la psicologa, «si è creato nei quattro giorni in cui Paola è rimasta con noi nel campo allestito dalla Croce Rossa in attesa di notizie». È stato lì che le ha confidato del sogno del figlio e che le ha detto di volerlo realizzare per lui.
Paola viveva nella zona del crollo e ha capito subito che era stato colpito anche il deposito in cui lavorava il figlio. «Non voglio andare a casa, voglio aspettare qui, voglio esserci quando lo troveranno» aveva detto allora. Nelle prime notti aveva dormito in una stanza della palazzina in cui c’erano gli spogliatoi dell’Amiu poi la Croce Rossa ha allestito per lei una roulotte. Ha atteso 5 giorni che il corpo del figlio venisse ritrovato sotto il calcestruzzo di quello che rimaneva della pila nove del Morandi.
Torna in quel punto ogni 14 del mese, a ogni commemorazione. Forse non sarà, secondo quanto ha raccontato a Repubblica, al ricordo istituzionale di agosto. «Il dolore purtroppo aumenta e aumenterà. Un anno dopo c’è anche maggiore consapevolezza, sarà come rivivere una seconda volta quei giorni. Già oggi ci si sente come su una catapulta, come riportati indietro nel tempo a rivivere tutto. Il Comune si sta impegnando a organizzare al meglio la mattinata di ricordo, ma ancora non abbiamo chiaro come funzionerà né se parteciperemo tutti, noi familiari delle vittime del crollo. Di sicuro, però, so che non sarà quello il nostro momento per ricordare i nostri figli, compagni, fratelli, genitori».
La loro cerimonia sarà privata, nel pomeriggio. Amici e familiari delle vittime consegneranno una targa a Protezione civile, Croce Rossa, forze dell’ordine. «Di passerelle ce ne sono state troppe, in questi mesi. Anche questa, se vengono tutti i ministri annunciati, lo sarà. Io spero vivamente solo una cosa: che chi di dovere, e alludo ai politici che guidano il Paese, si decida almeno una volta a incontrarci, a guardarci negli occhi, ci chieda della nostra disgrazia, abbia il coraggio di passare del tempo con noi e provi a darci qualche risposta». Sul ponte nuovo non salirà. «Non avrò mai il coraggio di farlo. Non vedere più il vecchio ponte fa bene, l’esplosione è stata una liberazione, quello nuovo però è un’altra cosa, qualcosa di estraneo».