SuperMario Balotelli è tornato (per lasciare il segno)
SuperMario è vivo e lotta insieme a lui. Il bistrattato, contestato, amato, idolatrato Balotelli quest’anno giocherà nel Brescia. E’ un ritorno a casa. Brescia è la sua città, il posto delle fragole, il luogo degli affetti. Qui Mario è cresciuto, anche se con la maglia delle Rondinelle non ha mai giocato. Nella conferenza di presentazione a Brescia, accolto da oltre quattrocento tifosi in festa, Balotelli è parso carico, pur senza mai tradire il suo profilo di duro a tutti i costi.
«Non ho paura di fallire, forse ne avete più voi di me», dice rivolto ai giornalisti, senza essere assistito da una piuma di ironia. E’ il solito Balotelli. Al centro della scena. Con ai lobi un paio di pendagli clamorosi. «Sto bene, sono sereno. Ho scelto Brescia perché quando è saltata fuori questa possibilità non ho avuto dubbi». Ha rifiutato il Flamengo, torna in Italia dopo tre anni passati in Francia, tra luci ed ombre a Nizza e Marsiglia. «Pensandoci ho passato più anni all’estero che in Italia».
Ha la possibilità, nella provincia che lo accoglie come un figliol prodigo, di lasciare davvero il segno e mantenere le promesse che hanno sempre accompagnato la sua carriera. Non teme di essersi lasciato il futuro dietro le spalle. «Brescia è la mia città. Posso dare molto a questa squadra. Quando ho detto a mia mamma che sarei venuto a giocare qui si è messa a piangere. Sono felice anche per lei. E penso di aver realizzato il sogno di mio padre (scomparso qualche anno fa, ndr) perché sognava di vedermi con questa maglia addosso».
La sua maglia, la n.45, è già esposta allo Store del Brescia, dietro il Tribunale cittadino, con la gente in coda dal primo mattino, da quando c’è stata l’ufficialità del trasferimento. E’ la maglia più richiesta, è la più venduta. In città si respira l’aria di quando Roby Baggio decise di chiudere la sua carriera qui, in provincia, seminando bellezza a futura memoria. Salterà le prime quattro giornate di campionato. Deve scontare una squalifica maturata in Francia. Debutterà il 25 settembre, contro la Juventus di Cristiano Ronaldo.
Il presidente del Brescia Cellino manifesta cautela. «Non carichiamo Mario di troppe responsabilità. L’abbiamo preso perché pensiamo che dal punto di vista tecnico il suo contributo possa essere decisivo, non certo per vendere qualche maglietta o qualche abbonamento in più». Però gli abbonamenti volano: già staccate oltre 10.000 tessere per la prossima stagione, per una squadra appena promossa in serie A sono molte.
Questi i termini dell’operazione che ha portato Balotelli in Italia. Accordo triennale, Mario percepirà circa 3 milioni netti a stagione. L’ingaggio è sostenibile grazie anche al Decreto Crescita, applicabile a chi torna a lavorare in Italia. Banalmente: il Brescia paga meno tasse e quei con quei soldi può reggere l’impatto – assai gravoso altrimenti – dello stipendio di Mario.
«Se avesse voluto prendere più soldi sarebbe andato altrove. E’ venuto a Brescia per affetto», spiega il presidente Cellino. Intanto SuperMario ha già fissato il suo obiettivo. «Voglio l’Europeo del 2020, voglio tornare in azzurro. Ora dipende da me. Il ct Mancini? Mi ha telefonato il giorno del compleanno (12 agosto, ndr) per farmi gli auguri. Sono qui per giocarmi le mie chances».
In una stories su Instagram Mario ha postato un video molto bello. C’è dentro tutta la sua vita. E’ quello il nodo che vuole ritrovare. «Voglio far crescere questa squadra. Non so se sono un leader, forse lo sono sempre stato in campo. I giornalisti pensano che io sia matto, ma se chiedete ai miei compagni non ne troverete uno che mi odia. Sono felice di essere tornato a Brescia».
A 29 anni appena compiuti l’eterno ragazzo, il Peter Pan del nostro calcio, il fuoriclasse che solo a tratti ha fatto vedere di essere tale ha davanti a sé l’ultima occasione: deve coglierla, non per tornare ad essere, ma per diventare finalmente Mario Balotelli, anzi: SuperMario.