Crisi di governo, il giorno di Conte
È arrivato il giorno della resa dei conti. Oggi il presidente del Consiglio si presenterà in Senato alle 15, per le sue comunicazioni: le parole di Giuseppe Conte saranno il primo segnale utile per capire che cosa succederà, da qui in poi, della crisi di governo cominciata l’8 agosto, durante un comizio di Salvini, in una piazza di Sabaudia.
Sulle comunicazioni del presidente del Consiglio potranno essere presentate delle risoluzioni da parte dei gruppi parlamentari, da cui dipenderà il futuro politico dell’inquilino di Palazzo Chigi: queste indicazioni avranno valenza di fiducia o sfiducia. Conte potrebbe aspettare il voto, ma potrebbe anche decidere di presentare le dimissioni al presidente Mattarella, anche senza il voto esplicito del Senato. Pare che Forza Italia e Fdi abbiano preparato risoluzioni critiche contro il governo e insisteranno per il ritorno alle urne. E anche la Lega sembra intenzionata a presentare una risoluzione.
Ma se nessun partito chiederà il voto e se Conte non si dimetterà, secondo il calendario, domani, alle 11,30, il presidente del Consiglio dovrà ripetere le sue comunicazioni fatte al Senato anche davanti alla Camera. Per giovedì 22 è invece prevista l’ultima lettura del disegno di legge di riforma costituzionale per il taglio del numero dei parlamentari, che prevede che dalla prossima legislatura ci siano 400 deputati e 200 senatori.
Se invece il presidente del Consiglio rassegnasse le dimissioni (e questa sembra l’ipotesi più probabile), la palla passerebbe a Sergio Mattarella, che dovrebbe avviare le consultazioni già domani, per verificare l’esistenza di un’altra maggioranza oppure, in caso contrario, sciogliere le Camere. Dopo lo scioglimento del Parlamento (che si potrebbe verificare il 26 o il 27 agosto), il ritorno al voto dovrebbe avvenire tra 45 e 70 giorni. Il 27 ottobre sarebbe la prima data utile.
Domani pomeriggio, alle ore 15, sarò in Senato per le mie comunicazioni all’Aula. Potrete seguire il mio discorso in diretta streaming qui sulla mia pagina.
Posted by Giuseppe Conte on Monday, August 19, 2019
In autunno, tra l’altro, sono in programma anche le scadenze della manovra. Il 27 settembre è il termine utile per consegnare l’aggiornamento al Def, il 15 ottobre è il giorno dell’invio del documento programmatico di bilancio dell’UE, entro il 20 ottobre la bozza della legge di Bilancio deve essere presentata al parlamento.
Per ora, tutte le strade sono ancora aperte. «Il M5s valuterà, dopo aver ascoltato in Senato le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, se presentare o meno una risoluzione», ha detto Luigi Di Maio ai parlamentari del M5s. E, contestando Salvini: «Non si sa cosa sia successo tra un mojito e l’altro. Hanno aperto una crisi in spiaggia, noi la stiamo portando in parlamento perché è il luogo democratico dove dibattere». Frasi che segnano una rottura ormai inconciliabile.
Invece Conte, fin dall’inizio della crisi, ha parlato molto poco. A Foggia, il 13 agosto, agli amministratori locali ha assicurato: «Sarò al vostro fianco in qualsiasi veste». Due giorni dopo ha avuto uno scontro via lettera con Matteo Salvini, sul caso Open Arms. Il presidente ha accusato il vicepremier di una «ennesima slealtà»: Salvini aveva detto che Conte voleva lo sbarco di tutti i migranti, mentre il presidente del Consiglio chiedeva di provvedere «ai minori» a bordo della nave ong. Davanti al Parlamento, quindi, Conte parlerà anche della fiducia venuta meno e della mancanza di rispetto della Lega verso il suo ruolo.
Intanto, proprio perché tutti gli scenari sono possibili, anche il Pd cerca di ricompattarsi. E Renzi ieri ha annunciato «un voto contro il governo Conte-Salvini-Di Maio che ha messo in ginocchio l’Italia».
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