«The L Word»: torna la serie che ha portato in tv la rivoluzione lesbo
La «generazione Q», cui rimanda il titolo, è quella dei «queer», di chiunque non voglia essere incasellato in una sola categoria, cucirsi addosso un’etichetta che urli di preferenze sessuali ben definite. I personaggi sono quelli di un tempo, gli stessi che, tra il 2004 e il 2009, hanno scosso il buoncostume americano mostrando quanta normalità ci sia in una relazione lesbica. The L Word, allora, è stata una rivoluzione. Piccola, perché la televisione non ha gli occhi né la coscienza dei tradizionalisti, i cui sguardi per strada non hanno mai finito di indugiare su mani troppo simili per poter essere intrecciate. The L Word è stata una piccola reazione all’amore mainstream. E il «piccolo», in campo televisivo, è bastato.
https://www.youtube.com/watch?v=t7wDg_G9GMULa serie tv, che per prima ha aperto uno spiraglio sulle relazioni tra donne, sul sesso che non è sempre gentile, sugli appetiti animaleschi e l’affetto romantico, è stata pioniere di quel che è venuto dopo. Di Transparent, Modern Family, Butterfly e Pose. Perciò, riprodurla oggi, quando il tema da The L Word sdoganato ha cominciato ad imperare in televisione e online, sembra avere poco senso. O, quanto meno, sembra spogliare della sua portata rivoluzionare, di quella pur piccola spinta innovativa, la serie.
LEGGI ANCHE
Arriva Lip Service, il cugino inglese di The L WordThe L Word tornerà, infatti, l’8 dicembre prossimo, su Showtime. Il network americano ha diffuso, giovedì sera, un primo, brevissimo trailer. Los Angeles, in The L Word: Generation Q, è sempre Los Angeles, casa di tanti successi quanti sono i fallimenti. Jennifer Beals, nel revival, è sempre Bette, Katherine Moennig è sempre Shane, Leisha Ailey Alice. La vita, nella serie che ha dato un nome («Lesbica») a quella che, fino ad allora, è stata solo l’impronunciabile «parola con la L», è la vita di sempre. Solo, arricchita dei personaggi cui il tempo ha concesso libertà.
LEGGI ANCHE
Serie Tv, Looking e le 10 migliori serie «gay»«Nelle otto puntate del revival, che avrà una maggiore rappresentazione latina, ci sarà più di un personaggio transgender, interpretato da attori trans», ha dichiarato Ilene Chaiken, creatrice e produttrice (anche) dell’originale.
Generation Q sarà la voce delle minoranze che, in tv come nella realtà, si sono fatte largo. Ma la loro voce si è già udita e quel carattere di nicchia di The L Word, lo scandalo che i suoi baci e i suoi amplessi sapeva dipingere sullo sguardo degli spettatori più tradizionalisti, difficilmente, potrà essere replicato. E il «Time’s up» urlato nel trailer, un po’, ne è la prova.