Governo: Trump, Rousseau, Conte e tutti gli altri attorno alla crisi
Il via libera finale all’accordo, come da prassi per il Movimento 5 Stelle, deve arrivare dal voto della base sulla piattaforma Rousseau. Prima però bisogna che questo accordo sia fatto e ancora i pentastellati e il partito democratico ci stanno lavorando, con l’unica casella fissa: Giuseppe Conte premier. Andranno avanti almeno per la mattinata, fino a quando non toccherà a loro salire al Quirinale per il secondo giro di consultazioni del presidente Mattarella.
La giornata di ieri è stata tutta in altalena: il vertice saltato seguito dagli incontri più sereni per terminare con tensioni in serata. Il Pd non apprezza la consultazione su Rousseau: «Grave sgarbo istituzionale». Zingaretti ha dato il via libera sul nome di Conte come premier, ma è no a quello di Di Maio come vice. Se il presidente del Consiglio è pentastellato per i dem deve essere loro l’unico vicepremier.
Il dialogo ieri è ripartito con Conte a fare da ponte e proprio il nome del presidente del consiglio dimissionario sembra essere l’unica certezza della situazione. Da perfetto sconosciuto, un anno e mezzo fa, quando fu scelto per Palazzo Chigi, sembra essere diventato ago della bilancia, fresco anche dell’endorsement del presidente americano Donald Trump che su Twitter lo ha elogiato augurandosi che resti al suo posto.
Dal capo dello stato, nel pomeriggio, devo salire con numeri certi della maggioranza di governo in Parlamento (Mattarella lo pretende) e un programma chiaramente delineato con premier guida vera del governo. Più del precedente questo sarebbe un vero governo Conte con il premier a scegliere e non a seguire un contratto scritto da altri come nel marzo dello scorso anno.
Questa volta Conte parte come uomo del Movimento e per questo il Pd insiste per avere il vicepremier e perché il nuovo governo non sembri un rimpasto del precedente la parte grillina deve essere altra rispetto al passato, il che vuol dire un ridimensionamento di Di Maio, non certo il ministero dell’interno per lui. Al Viminale potrebbe andare un tecnico e come vicepremier è spuntato il nome di Franceschini dopo quello di Orlando. Bonafede potrebbe tenere la giustizia, Patuanelli sostituire Toninelli alle Infrastrutture.
Secondo i sondaggi di fiducia è in questi giorni di crisi il capo dello Stato Sergio Mattarella il preferito dagli italiani. Raggiunge un indice del 57%. Conte ha un indice di fiducia al 52%, Salvini è al 36%. Il leader leghista sostiene la via del voto (senza accordi Mattarella varerebbe un esecutivo per portare il paese alle urne presumibilmente il 10 novembre) e attacca il possibile inciucio.