La presidente di giuria a Venezia 76: «Non applaudirò Polanski»
L’arte, separata dalla persona. Lucrecia Martel, presidente di giuria al Festival di Venezia, ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di partecipare alla cena di gala che è stata organizzata in onore di Roman Polanski. «In questo momento, rappresento le molte donne che, in Argentina, stanno lottando per questioni simili. Non voglio dovermi alzare in piedi ed applaudire», ha spiegato la regista sudamericana, facendo riferimento alle condanne che, negli anni, sono state inflitte a Polanski.
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Roman Polanski contro #MeToo: «Un'isteria collettiva»Era il 1977, quando il regista polacco fu accusato di aver stuprato, con l’ausilio di sostanze stupefacenti, una ragazzina di tredici anni. Allora, l’avvocato dell’adolescente, una modella figlia di una nota conduttrice televisiva, chiese il patteggiamento, così che la sua cliente potesse evitare di deporre in tribunale. Polanski, d’accordo con il suo legale, si dichiarò colpevole di un solo capo di imputazione, ammettendo il rapporto sessuale con la minorenne. Il reato, dunque, si trasformò da stupro a rapporto sessuale non lecito, ma Polanski, che, negli Stati Uniti, scontò 42 giorni di carcere, decise di lasciare il Paese e cercare rifugiare altrove. Nel Regno Unito, poi in Francia.
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Molestie sessuali, fuori anche Bill Cosby e Roman Polanski dall'AcademyNegli Stati Uniti, non fece più ritorno e l’Academy gli revocò il suo status di membro. La modella di allora dichiarò più volte di aver perdonato il regista e di volere andare avanti con la propria vita. Polanski si scusò pubblicamente nel 2011. Ma agli Stati Uniti non bastò, e così al resto del mondo.
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Le donne francesi contro Polanski: «È uno stupratore»Polanski, che, oggi, è in concorso a Venezia 76 con il film An officer and a spy, è stato duramente criticato. Poi, le critiche hanno invaso il Lido, sollevando dubbi e polemiche. «Non riesco a separare l’artista dai propri lavori», ha ammesso la Martel, «Credo che gli aspetti più importanti di un’opera d’arte siano quelli che emergono dall’artista che vi lavora. E credo anche che la presenza di Roman Polanski sia difficile da fronteggiare. Ma ho fatto qualche ricerca, ho contattato scrittori e giornalisti che, negli anni, si sono confrontati con la materia e so per certo che la vittima considera questo un caso chiuso, so che crede che Polanski abbia rispettato le richieste della corte. Polanski, in effetti, lo ha fatto ed io non posso giudicare colui che una corte ha già giudicato», ha detto la Martel, difendendo così l’opera in concorso.
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«Mademoiselle», la (vera) rivincita delle donne«Il film di Polanski (dedicato all’affaire Dreyfus, ndr) è una riflessione su un uomo che ha commesso degli errori. Credo sia importante, oggi, portare avanti questo dialogo, perciò penso sia opportuno che il suo film sia presente al Festival».