Conte bis, Monica Cirinnà: «Poche donne ma ci batteremo per i diritti»
Le donne ministre del governo Conte bis sono solo sette su ventuno. Due in più rispetto al governo uscente (erano cinque su diciotto) ma ancora poche. Alcune hanno ruoli fondamentali e complessi, come la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, unica figura tecnica dell’esecutivo, che segna una forte rottura con il suo predecessore al Viminale, Matteo Salvini.
È lo stesso per Elena Bonetti (Pd), nuova ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia del governo giallorosso, esattamente agli antipodi di Lorenzo Fontana, esponente della Lega e titolare del medesimo dicastero nel governo precedente. Due donne, due segnali importanti lanciati dal governo «del cambiamento». Insieme a loro: Paola De Micheli alle Infrastrutture, Nunzia Catalfo al Lavoro, Paola Pisano all’Innovazione Tecnologica, Fabiana Dadone alla Pubblica Amministrazione, Teresa Bellanova alle Politiche Agricole. Ed è stata proprio quest’ultima, la prima donna del nuovo governo ad essere stata duramente (e vergognosamente) attaccata sui social, per il suo abbigliamento prima e le competenze poi. Da subito si è schierata in sua difesa la senatrice dem Monica Cirinnà.
«Tutta la mia solidarietà e il mio affetto a Teresa Bellanova, vittima di insulti indegni. Teresa è la donna giusta al posto giusto, per storia competenza e passione. Il nuovo governo sconfiggerà cultura dell’odio e della violenza contro le donne», ha scritto sui social network.
Il nuovo esecutivo è quello giusto per cambiare vento?
«Sono molto contenta di aver salvato l’Italia dall’estrema destra e dalla deriva di odio mista a discriminazione impersonata da Matteo Salvini e dalla Lega. Abbiamo fermato la spinta oscurantista che aveva preso il governo precedente».
Ci sono ancora poche donne.
«La compagine del nuovo governo mi sembra buona, anche se è un po’ carente dal punto di vista della parità di genere. Questo penso sia l’unico vero neo del nuovo esecutivo».
Tra le donne, oltre a Luciana Lamorgese agli Interni spicca il nome di Elena Bonetti.
«È importante che con la Bonetti sia tornata la delega alle Pari Opportunità. Questa è una buonissima notizia e lei farà bene. Già averla sentita parlare di famiglie al plurale mi ha fatto battere il cuore in modo positivo, forse in alcuni contesti le pari opportunità possono collidere con le famiglie ma lei saprà tenerli insieme».
Cosa si aspetta da lei?
«Io le auguro assolutamente buon lavoro, sapendo che le famiglie italiane sono di tutti i tipi, che hanno tante aspettative, che non sono aspettative oscurantiste bensì di uguaglianza e libertà. Sono certa che si metterà mano anche a tutte quelle piccole e odiose discriminazioni che Matteo Salvini aveva imposto».
A cosa si riferisce?
«Penso a genitore 1, genitore 2 piuttosto che madre e padre, penso al divieto d’iscrizione della responsabilità genitoriale alla nascita per i genitori di bambini arcobaleno, tante situazioni di discriminazione che è bene cancellare da subito».
Una nomina importante per la comunità Lgbtq del nostro Paese.
«Sì così come lo è per la grande comunità delle donne libere e democratiche che travolte dall’oscurantismo dilagante avevano visto la scure del decreto Pillon, tentativi di modificare la 194, tutta la partita sui centri di ascolto e accoglienza per le donne vittime di violenza. Per fortuna abbiamo fatto soffiare un vento così forte che le nuvole oscurantiste se ne sono andate. Adesso dobbiamo far splendere il sole».
Cosa le piace del nuovo esecutivo?
«Che abbiamo finalmente un governo politico. Il ministro dell’economia finalmente è un ministro politico. Il bilancio di una famiglia è uguale al bilancio di uno stato, se io dò la priorità alle scarpe e ai libri di scuola, piuttosto che al mojito e alla palestra, evidentemente lancio un segnale concreto».
Su cosa dovrebbe lavorare subito, a suo parere, il Conte bis.
«L’applicazione della 194 piena, senza obiettori di coscienza in tutti gli ospedali d’Italia, una legge sull’omofobia da approvare il prima possibile, c’è un mio testo e un testo di una collega del M5s, si può fare un testo unificato e farlo bene. Poi ius soli e la legge sul fine vita, che la Corte ci sta chiedendo e che deve prevedere comunque il rispetto della volontà della persona».
Lei continuerà il lavoro iniziato in Commissione Giustizia del Senato.
«Io combatterò come sempre faccio, una formica combattente in Commissione Giustizia del senato, dopodiché spero che la formica combattente possa avere interlocutori forti e seri su temi su cui non possiamo avere più esitazioni. Alcune scelte si devono fare perché finalmente si possa dire che siamo davvero tutti uguali».