Siberia: «La porta dell’inferno» continua ad allargarsi
La foto della Nasa risale al 2017, ma il cratere, la spaccatura nel terreno è chiara e evidente nel verde delle forte siberiane. Questa voragine si chiama Batagaika, ma è stata soprannominata Porta dell’inferno dagli abitanti del luogo. Esiste da decenni, gli incendi dell’estate sono arrivati vicinissimi e potrebbero rendere ancora più veloce la sua espansione.
https://twitter.com/NASAEarth/status/857595194132353025Il cratere di Batagaika si è creato negli anni Sessanta come conseguenza della deforestazione del territorio e dello scioglimento del Permafrost, il terreno sostenuto dal ghiaccio delle regioni artiche. È in costante espansione da almeno cinquant’anni ed è tenuto sotto stretto controllo. È lungo più di un chilometro e profondo circa 120 metri.
Il collasso, lo sprofondamento, è avvenuto sempre più velocemente man mano che si scioglieva il permafrost cosa che è successa sempre più velocemente a causa dell’aumento delle temperature globali, della deforestazione e dei cambiamenti climatici. Niente più ghiaccio a sostenere il terreno, ma acqua che lo fa sprofondare.
Una ulteriore velocizzazione di questo fenomeno potrebbe essere a causa degli incendi che hanno devastato la Siberia durante l’estate, attaccando un’area grande quanto l’intero Belgio. Le fiamme sono arrivate fino a 10-15 chilometri dal cratere. «Se gli incendi dovessero arrivare fino alla voragine», ha spietato Petr Danilov dell’Institute of Applied Ecology of the North, «questo avrà sicuramente un impatto sulla velocità con cui cresce».
Nell’estate non è stata colpita solo la Siberia. Secondo i dati pubblicati dal National Geographic. Tra giugno e luglio sono bruciati 700.000 ettari di foreste boreali in Alaska, 150.000 ettari nello stato di Alberta e almeno 45.500 di ettari in Canada nei territori nordoccidentali in zone di permafrost. In Siberia sono andati in fumo 3 milioni di ettari secondo le stime ufficiali, 4,5 per Greenpeace Russia. Questi anomali incendi nell’Artide contribuiscono allo scioglimento dei ghiacci polari e influenzano negativamente il cambiamento climatico.