«Il Collegio 4»: il ritorno anni ’80 è già cult (nel segno dell’ansia di Mario Tricca)
Gli anni Ottanta, i jeans sbiaditi, i vestiti griffati dei paninari e il gol di Altobelli alla finale della Coppa del Mondo. È questa la cornice scelta per la quarta stagione del Collegio, il programma prodotto da Magnolia che, con il passare del tempo, ha raffinato il suo linguaggio fino a diventare un piccolo cult fra i giovanissimi, un fenomeno silenzioso che, grazie al passaparola e a un lavoro di casting particolarmente indovinato, permette a Raidue di intercettare un pubblico trasversale, fatto di ragazzi, ma anche di molti adulti che cercano di capire qualcosa in più della generazione che abiterà il nostro futuro. Così come la terza edizione, che si è imposta fra le mode di Twitter e di Instagram grazie a personaggi come Cora e Marilù Fazzini e Matias Caviglia, anche a questo giro Il Collegio non delude le aspettative.
https://twitter.com/RaiDue/status/1186742168515469312Il salto temporale aiuta ad approfondire un pezzo di storia più vicina al nostro mondo e a giovarne è soprattutto il ritmo e l’assemblaggio degli ingranaggi. Al di là del look rinnovato dei professori, dalla barba folta del professor Maggi alla chioma laccata della professoressa Petolicchio, a fare lo show sono ancora una volta i ragazzi. Timidi, estroversi, sbruffoni, maleducati, piagnucoloni. Ognuno di loro porta con sé un ideale che descrive una caratteristica unica dell’adolescenza, talmente smerigliata che è quasi impossibile ridurla a una sola casella. Fra l’urlo forsennato di Claudia Dorelfi al momento del taglio dei capelli al sorriso compiaciuto di Alex Djordjevic che dice che se fosse una ragazza «sarei già andato a letto con me», a colpire è soprattutto la sensibilità. Da Vilma Maria D’Addario, che fa fatica ad accettare il suo corpo convinta di avere un interiorità che non trova un corrispettivo nel suo involucro esterno, a Mario Tricca, il quindicenne di Castel Badama che riesce ad portare dalla sua il pubblico grazie alla descrizione di una patologia di cui soffre da tempo: l’ansia.
https://twitter.com/Iperborea_/status/1186746963997462529Così come aveva fatto Martina Attili, che a X Factor ha cantato la paura di essere felice a neanche diciott’anni compiuti, così Tricca non nasconde la sua apprensione per il futuro: «Ho paura del futuro. Non il futuro di trent’anni, ma anche quello di dieci minuti. L’ansia è una sensazione che mi opprime continuamente: ho paura di non realizzare nessuna mia aspirazione futura», spiega descrivendo l’ansia come una morsa allo stomaco, un’ombra che lo tiene sotto scacco e che sembra non dargli un attimo di tregua. Coloro che criticano il programma soffermandosi solo sulla maleducazione e la strafottenza di certi ragazzi dovrebbero ricordare che, al di là degli sguardi torvi della Signorina Sorvegliante e di uno scheletro finto smembrato al centro del chiostro, c’è un mondo che merita di essere raccontato e che sfila sotto i nostri occhi come coperto da un vello invisibile: le paure degli adolescenti che hanno bisogno non solo del nostro ascolto, ma anche del nostro aiuto.