Alberto Antonello si sveglia dal coma, il papà: vi prego, non giudicate
Alberto Antonello si è svegliato dal coma. Il diciannovenne di Castelfranco Veneto, nella notte di Halloween, è stato vittima di un incidente automobilistico, in cui la fidanzata diciottenne, Giulia Zandarin, è deceduta. Il suo primo pensiero, dopo il risveglio, è stato per lei: «Dov’è Giulia?». L’ha chiamata ripetutamente, ma nessuno gli ha detto la verità. Dopo attimi drammatici, i medici hanno quindi deciso di sedarlo di nuovo per evitare al giovane ogni turbamento in questa delicata fase di recupero.
Dopo tre giorni di coma farmacologico indotto per i traumi subiti, martedì pomeriggio Alberto è stato trasferito dall’ospedale Dell’Angelo di Mestre a quello di Castelfranco. La prognosi resta riservata.
Alberto Antonello è il figlio di Franco, imprenditore che ha dedicato tutto il suo tempo al figlio ventiseienne Andrea, affetto da autismo. La sua storia e la loro traversata degli Stati Uniti hanno ispirato il romando di Fulvio Ervas, Se ti abbraccio non avere paura, e il film di Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore.
Nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, Alberto Antonello, neopatentato, è stato fermato dalla polizia, in provincia di Venezia: aveva una piccola dose di hashish in tasca e, a bordo, c’erano sei persone. La patente gli viene ritirata, ma Alberto utilizza il permesso, rilasciato dagli agenti per tornare a casa, per andare alla discoteca King’s di Jesolo con la ragazza. Al ritorno, si schiantano contro un albero sulla Treviso Mare a Musile di Piave. Giulia non ce la fa, Alberto finisce in coma: lo trovano positivo all’alcol con 0,76.
«Come si può bollare come delinquente un ragazzo di 19 anni per una canna? Come si può dimenticare tutto ciò che di buono ha fatto fino a questo momento per un errore, per un colpo di sonno?», si chiede Franco Antonello. «La gente ora giudica, critica, condanna. Allora la faccio io una domanda: pensate forse che la morte non sia una punizione sufficiente anche per noi? Giulia faceva parte della nostra famiglia. Abitava con Alberto da qualche mese, erano lì a pochi metri da casa mia, belli e felici».
E ancora: «Ho visto Alberto giovedì sera. Ci siamo abbracciati, mi ha detto: tranquillo papà, vado piano. Lui e Giulia erano fidanzati, sono usciti come fanno tanti altri ragazzi della loro età ed è successa questa tragedia. Davvero vogliamo giudicare questo? Per mezzo grammo di erba si butta dal precipizio un ragazzo che ha commesso un errore. Fatale, certo, e il tempo non potrà mai cancellare questo dolore. Ma è pur sempre un errore. Mi piacerebbe percepire uno spirito di sostegno, vorrei che le persone utilizzassero le energie per aiutare e non per demolire, vorrei che chi ci conosce si rendesse conto che siamo sempre noi, che non siamo cambiati. Fino a due giorni fa eravamo una famiglia piena di valori. Ora non possiamo essere diventati delinquenti».