Formula Uno, anche le monoposto vogliono salvare l’ambiente
Cento chilogrammi di combustibile per ogni ora di gara per vettura quindi da moltiplicare per 20 monoposto per un paio di ore di gara più quelle delle qualifiche. È il biglietto da visita, non proprio ambientalista, della Formula Uno che pure è il massimo dell’innovazione tecnologica nel suo settore e porta al minimo delle emissioni. È un ritratto che il circus vuole cambiare.
Il presidente e amministratore delegato della Formula 1, Chase Carey, vuole far diventare il circuito «carbon neutral» aderendo alla 2030 Agenda for Sustainable Development che ha obiettivi sociali, economici e ambientali. Anche i bolidi vogliono migliorare la loro carbon footprint, l’impronta del carbonio, il parametro usato per stimare le emissioni gas serra causate, quindi l’impatto ambientale.
I motori super efficienti dovranno migliorare ancora per arrivare a ridurre fino al 50% le emissioni totali di tutto il circus. Con tutto si intendono auto in pista e logistica delle squadre, non gli spostamenti dei tifosi che non sono direttamente controllabili e quantificabili.
Non se ne vanno i motori a combustione interna (l’elettrico ha altra via e altro campionato del mondo), ma il combustibile fossile viene messo da parte a favore di nuovi carburanti biologici allo studio. Quello che non arriverà con le innovazioni tecnologiche sarà fatto con misure compensative come il rimboschimento e gli investimenti nel Carbon Capture and Storage, un processo che punta alla gestione della anidride carbonica con essiccazione, compressione, trasporto e deposito.
Le organizzazioni ambientaliste non sono convinte dell’utilità dei cambiamenti e puntano invece sui veicoli elettrici. Questa non è la via della Formula Uno che fa proprio il punto dell’Agenda ONU 2030: «aumentare entro il 2030 la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia». Quindi energie rinnovabili e carburanti ecologici.
Tutti i team hanno aderito al progetto, partendo dalla logistica con un sistema di trasporto efficiente e nuove strutture per i box, l’hospitality e i paddock, alimentate da fonti 100% rinnovabili. Un esempio? I mezzi elettrici per gli spostamenti all’interno del circuito, come già fa il campione del mondo Lewis Hamilton (che è anche vegano e animalista) con il suo monopattino.
Più difficile eliminate la CO2 prodotta dalla parte termica dei motori ibridi delle monoposto (che pure è parte minimale rispetto all’inquinamento della logistica e degli spostamenti). Già adesso l’efficienza termica dei motori del circus è del 50%, rispetto al 30% dei motori normali. Dal 2026 la richiesta è di motori con un rendimento energetico ancora più alto. Prima ancora, dal 2021, il regolamento dovrebbe obbligare ad avere un 10% di biocarburante nelle benzine da gara. Sarebbe il primo passo verso il sogno dell’impatto zero.