Vaccini dai medici di base, almeno 35mila pronti a farli negli studi
Il punto nodale è l’arrivo delle dosi, in ritardo e in quanti minori rispetto al previsto. Tutto il resto attorno però si sta organizzando. Il governo Draghi ha detto da subito che sarebbero aumentati i luoghi per fare i vaccini, palestre, caserme, tende della protezione civile. Adesso c’è anche l’accordo con i medici di base.
È arrivato il via libera al protocollo d’intesa nazionale tra medici di famiglia, governo e Regioni che disegna le regole della partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale anti-Covid. Dovranno essere stabiliti accordi regionali. «Stimiamo che almeno 35mila medici di famiglia in tutta Italia sarebbero pronti ad effettuare le vaccinazioni anti-Covid nei propri studi partendo da subito: ciò, ovviamente, avendo a disposizione le dosi e sulla base di accordi regionali già presenti o che verranno a definiti a breve», ha detto il segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale, Silvestro Scotti.
Servono le dosi e dispositivi di protezione adeguati. Chi non ha uno studio adatto potrebbe farli in altre strutture. Almeno 35 mila medici potrebbero farli nei propri studi, gli altri in luoghi alternativi. Dipende dalle caratteristiche dei vaccini disponibili: quelli che non hanno bisogno di basse temperature per essere conservati come AstraZeneca o Johnson & Johnson, quando sarà approvato, saranno più semplici da gestire. Anche per il vaccino Pfizer si sta studiando una versione con una conservazione più semplice. Sono però le prime quelle che dovrebbero essere date ai medici per la fascia di popolazione fra i 18 e i 65 anni.
L’intesa è stata raggiunta su un rimborso, per i medici, di 6,16 euro a somministrazione. È la stessa cifra che prevede la convenzione nazionale per inoculare il vaccino dell’influenza.
L’intervento dei medici servirà anche a stabilire le priorità nelle vaccinazioni per fascia di età, patologie, situazioni di cronicità. L’intesa prevede che «l’approvvigionamento delle dosi di vaccino per ciascun medico di medicina generale dovrà avvenire in tempi certi e in quantità tali da consentire ad ogni medico la possibilità di garantire ai propri assistiti le somministrazioni del vaccino, coerentemente alle diverse fasi della campagna vaccinale ed ai relativi target di riferimento».
Il problema resta il cronoprogramma dell’approvvigionamento. In teoria dovrebbero esserci 4 milioni di dosi in consegna entro febbraio, 8 milioni entro marzo. Ancora poche.