Sentenza Ilva: «La giustizia si è finalmente avvicinata a Taranto»
L’ultimo operaio è morto meno di 24 ore fa per un cancro. Aveva 42 anni. Anche per lui arriva la sentenza della Corte d’Assise di Taranto. Sono stati condannati a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva. «La giustizia finalmente si riaffaccia sul territorio tarantino dopo essere stata ai margini per tanto tempo come il Cristo che si è fermato», spiega Massimo Castellana portavoce dell’Associazione Genitori Tarantini. «È giustizia ambientale come quella che è già stata fatta a Genova e Trieste, le cui aree a caldo sono state chiuse nelle acciaierie perché incompatibili con la vita di cittadini e lavoratori, mentre a Taranto è strategia per la nazione».
L’accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva. Per loro le accuse sono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
Erano tra i 47 imputati nel processo Ambiente Svenduto sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico fra il 1995 al 2013. Condanna a tre anni e mezzo di reclusione anche per l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che è già pronto all’appello: «Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso un soldo, hanno scoperchiato la fabbrica e imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali». È stata disposta anche la confisca degli impianti dell’area a caldo e delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici.
«Nulla può andare a compensare quello che è successo, mio figlio non c’è più», dice una madre ai microfoni di Repubblica, «nessuno me lo potrà restituire, ma sapere che qualcuno inizia a pagare per queste morti ci si sente un po’ meno traditi dallo Stato». Massimo Castellana aggiunge: «Grazie ai magistrati che si sono presi cura dell’ambiente, dei tarantini e dei nostri figli. La Costituzione italiana è all’avanguardia perché contiene l’articolo 32 per cui la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Salute e ambiente sono collegate. Le storie sono insopportabili per uno stato che si definisce repubblica democratica: bambini malati, bambini che soffrono e a cui viene negato un futuro».
Per Castellana si è avvicinata la giustizia, non lo Stato che è entrato in società con ArcelorMittal. «Sono impianti degli anni Sessanta su cui non è stata fatta manutenzione e che stanno crollando. Devono essere chiusi. La confisca non comporta il fermo della produzione. La produzione a caldo, con il carbone resta perché è l’unica rimasta in Europa e quindi più vicina alle industrie del Nord rispetto alla produzione in altri paesi e dunque più economica».
https://twitter.com/europaverde_it/status/1399303083646148610Legambiente era fra le oltre 900 parti civili del processo. «Si tratta di una sentenza storica per il popolo inquinato di Taranto che certifica che nel capoluogo ionico c’è stato un disastro ambientale, causato dalla proprietà dell’impianto, che la nostra associazione cominciò a denunciare già negli anni ‘80 quando lo stabilimento era ancora pubblico, e che ha procurato tanti malati e morti tra dipendenti e cittadini».
Il presidente nazionale Stefano Ciafani, il direttore regionale Ruggero Ronzulli e la presidente del circolo tarantino Lunetta Franco aggiungono che «una sentenza così pesante conferma la solidità delle perizie epidemiologica e chimica disposte dal gip Todisco. Con questa sentenza di primo grado possiamo dire che eco giustizia è fatta e che mai più si deve barattare la vita delle persone con il profitto ottenuto nel totale disprezzo delle leggi».
Da tre anni a Taranto c’è finalmente un reparto di oncoematologia pediatrica, è quello che porta il nome di Nadia Toffa. Deborah Cinquepalmi presidente dell’associazione SIMBA presenta nel reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Ss. Annunziata di Taranto racconta di un enorme passo in avanti fatto potendo curare i bambini in città. I posti letto sono ora sei e presto dovrebbe aprire una casa per accogliere i genitori dei bambini in terapia. «Noi che seguiamo il calvario di queste famiglie vediamo una piaga insanabile. I genitori hanno un dolore che non si ferma mai. Anche noi non riusciamo a farci ragione di queste perdite. Ancora oggi non riusciamo a parlare del primo ragazzo che abbiamo perduto e solo pochi mesi fa sono stata a una cerimonia per un undicenne che non c’è più».