Area Marina: «Perché la rabbia è il mio superpotere»
Che li si ami o si odi, i Måneskin sono senza dubbio il gruppo più chiacchierato del momento. Dopo la vittoria all’Eurovision, la band romana ha annunciato di essere entrata nella top 20 britannica, e io non posso che gioire per questo trionfo che ci porta nuovamente in classifica dopo trent’anni, con una canzone che è un po’ un manifesto di ribellione.
Lo ammetto senza vergogna, non sono una cima in fatto di musica, per cui non mi sognerei mai di fare commenti a riguardo, ma il titolo del loro brano, Zitti e Buoni, mi ha acceso un paio di riflessioni che, seppur distanti dal contenuto del testo, credo siano importanti. Mi colpisce molto il modo in cui un gruppo giovane come i Måneskin venga percepito diversamente a seconda di chi li ascolta. I cosiddetti Boomer faticano a comprendere il desiderio di riscatto di una generazione che non si sente mai capita a pieno. Una cosa che in un certo senso mi è familiare, anche se per motivazioni diverse.
Recentemente in un’intervista mi hanno chiesto quale fosse il mio superpotere. Senza pensarci due volte ho risposto: la rabbia. Molti amici di vecchia data mi conoscono come una persona abbastanza tollerante, per cui sono certa che una risposta del genere li abbia parecchio meravigliati.
La rabbia è un sentimento umano con cui tutti in un modo o nell’altro facciamo i conti, ma io ho imparato a fronteggiarla relativamente da poco tempo. Essere una donna disabile ti porta a imbatterti in parecchie situazioni che provocano rabbia, eppure da giovanissima non sono mai riuscita a inquadrare questo sentimento come tale. Sono stata cresciuta a reagire con tolleranza alle manifestazioni di fastidio, i miei genitori hanno sempre pensato fosse il modo migliore per gestire le discriminazioni e le pessime uscite della gente, ed è per questo che di riflesso ho imparato prestissimo a far sentire sempre gli altri a proprio agio con la mia esistenza. Trattenere la rabbia era diventato un processo talmente automatico che quando ho imparato a rilasciarla mi sentivo come Goku quando scaglia l’onda energetica. Con il tempo ho capito che questa è la norma per molte donne, anche non disabili.
La rabbia è un sentimento che irrita molto quando proviene da una donna. Fin da ragazzine ci viene detto che arrabbiarsi è poco femminile, che ci rende odiose, antipatiche, brutte, e che nessuno vorrà passare il tempo con noi. Da adulte tutto questo si trasforma in aggettivi come: esagerate, irrazionali, isteriche, se non addirittura stronze patologiche. Viceversa nei ragazzi la rabbia se non viene incoraggiata quantomeno è oggetto di discussione e gli si insegna a controllarla. A loro non viene negata. La rabbia in genere è la manifestazione di un fastidio, il desiderio di dire no, laddove siamo state abituate a essere accomodanti e farci andare bene tutto. Rinunciare a parlare di questo con bambine e adolescenti significa sminuire i loro bisogni e continuare a mantenere lo status quo. Ecco perché quando una donna mostra la propria rabbia e va contro ciò che è stato deciso per il suo genere, la società reagisce in maniera ostile.
Capire tutto questo mi ha permesso di non implodere, di guardare in faccia ciò che provo, di esprimerlo e usarlo come motore per qualcosa di buono. Eppure, nonostante io abbia imparato a manifestare la mia rabbia raramente questa viene percepita da chi mi ascolta. Penso sia dovuto al fatto che spesso nelle donne rabbia e aggressività vengono confuse. Io sono una persona che si esprime sempre in maniera estremamente calma e pacifica, ma non vuol dire che dentro non stia ribollendo di rabbia. E se faceste una capatina nella mia testa ci trovereste uno scenario di fuoco e fiamme che l’incendio di Notre-Dame in confronto era un falò estivo.
Credo ci sia qualcosa di estremamente ironico nel non essere mai percepita per quello che sono, che sia per la disabilità o per il modo in cui mi esprimo. Dev’essere per questo che ho finito per guardare il mondo con le lenti dell’umorismo. E non è un caso se le battute migliori mi vengono quando sono arrabbiata. Alla fine scoprire e rivalutare la mia rabbia è stato il regalo più grande che potessi fare a me stessa, perché la rabbia se ben compresa può essere uno strumento di liberazione estremamente saggio e potente. A qualunque età.