Senhit: «La musica è liberta assoluta»
Felicità, energia, ma anche un po’ di delusione si leggono sul viso di Senhit, la cantante italo eritrea che a Rotterdam, durante la 65esima edizione dell’Eurovison Song Contest vinta dai Maneskin ha rappresentato San Marino, dove si è classificata ventiduesima. Avrebbe dovuto partecipare già l’anno scorso, con il brano Freak ma, per motivi ormai ben noti, l’edizione è saltata, per la prima volta nella storia della manifestazione. E così eccola un anno dopo con Adrenalina e un feat con il rapper Flo Rida, con lo stesso team, capitanato da Luca Tommassini, la stessa cura maniacale per la messa in scena, i look di Simone Guidarelli, il trucco e una nuova canzone ad affrontare il palco per lei più importante. Il primo? A quattordici anni, quello della trasmissione televisiva Karaoke, presentata da Fiorello, dove vincendo la puntata, scopriva che il suo hobby forse poteva essere qualcosa di più. Così a 19 anni iniziava a esibirsi in teatro, il primo musical con Massimo Ranieri. Poi l’incontro con l’azienda Panini che cercava un testimonial musicale. La carriera di Senhit è diventata da subito internazionale, un repertorio prevalentemente inglese, la scelta di San Marino di averla come sua rappresentate all’Eurovision dieci anni fa. E così anche quest’anno, dove Senhit ha portato il paese in finale per la terza volta nella storia delle sue partecipazioni.
Come sta?
«Sto cercando di decomprimere l’adrenalina, sembra buffo dirlo, di questi giorni. Sto vivendo mille stadi emotivi. Felicità, rabbia, stanchezza, energia… è stata un’esperienza indimenticabile che rifarei mille volte, ma ho anche vissuto un grande stress psicologico a causa delle tantissime restrizioni che la situazione sanitaria ha richiesto. Abbiamo lavorato davvero tanto per questa manifestazione».
Rabbia?
«Per carità, non mi aspettavo la vittoria, ma sono rimasta un po’ male per il piazzamento. Ho scoperto che ci sono stati un po’ di brogli, dal Regno Unito che ha preso zero punti a situazioni bizzarre che portano il mio lato competitivo a rimanere male. Però ci sono così tante prospettive floride ora a livello lavorativo, che sono comunque molto contenta».
La votazione dell’Eurovision in effetti fa sempre sospettare strane alleanze tra i vari paesi partecipanti. Le percepiva?
«Io sono molto naif e ingenua, cerco sempre di vivere ogni esperienza dando il cento per cento, ho conosciuto tanti colleghi, il clima là è sempre bellissimo. Poi però alla votazione mi sveglio, non sono mai preparata a quei voti. È la seconda volta che partecipo, avrei dovuto ricordarmelo, e invece è come se ci fosse una parte di me che se ne dimentica. San Marino meritava di più».
Del primo posto cosa pensa?
«Sono felicissima per i Maneskin e ancora più felice che l’Eurovision arrivi in Italia. Se fosse a Bologna, la mia città, sarebbe bellissimo. Sono molto patriottica e Damiano, Victoria, Thomas e Ethan sono quattro ragazzi giovani ma molto maturi, musicalmente preparatissimi, coesi tra loro. Il rock non mi fa impazzire, ma loro sono stati bravissimi. E sono una bellissima famiglia. Abbiamo giocato a ping pong insieme nella bubble, la zona in cui dovevamo stare, proprio come una bolla. Li ho trovati educati. Quando hanno vinto e si sono esibiti sono andata sotto al palco, ero davvero felice per loro.
Hanno vent’anni, anche lei ha iniziato a quell’età. Fa paragoni?
«Nei ventenni di oggi vedo apertura e evoluzione. Largo ai giovani. Che abbiano anche vinto Sanremo da sempre legato a nomi tradizionali mi fa ben sperare per la musica, ma anche per altre cose. Non sono i miei vent’anni, i giovani di oggi sono molto più evoluti e aperti. Ben venga. E che abbiano vinto anche in Europa mi fa ancora più piacere. Mi auguro abbiano la consapevolezza di rimanere un po’ terreni, di non scoppiare o montarsi. Non credo succederà, arrivano da una bella gavetta, hanno affrontato in maniera intelligente la polemica che li ha coinvolti, ce la faranno»
Che effetto le ha fatto l’accusa della Francia a Damiano?
«Ridicola. Io ho avuto modo di sentire Barbara Pravi, la cantante della Francia e, come spesso accade, le polemiche non partono mai dagli artisti. Lei ha fatto una bellissima dichiarazione dove ha smentito le accuse, dicendo che la loro vittoria era assolutamente meritata. Felice di essere arrivata seconda».
Il nostro paese secondo lei è pronto ad accogliere Eurovision?
«Deve fare bene. Questa manifestazione può risanare un tremendo periodo economico. A livello di arte e di lavoro, ma anche di turismo. A livello artistico ci dà la possibilità di mostrare quello che sappiamo fare. Equivale a organizzare un Expo. Mi auguro che non si faccia “all’italiana”».
Potrà cambiare anche la percezione della manifestazione, spesso vista come un grande circo, secondo lei?
«Non è una baracconata. Con la vittoria dei Maneskin la percezione sta già cambiando. Ma dovremo giocarcela bene».
I messaggi di Eurovision passano per inclusione, unione, uguaglianza di genere. Si espone su questo?
«Sono molto open mind, Eurovision è la concezione di libertà assoluta, dove ci si può esprimere senza pregiudizi. Io penso che ci siano solo esseri umani, persone, non contano le preferenze sessuali, religiose, o di qualsiasi altro tipo. Se sei ottuso non puoi fare Eurovision, ma neanche guardarlo!»
Con lei sul palco è salito Flo Rida.
«Fino all’ultimo non sapevo se ce l’avrebbe fatta a venire. Ho finto di creare un mistero attorno a lui, ma la verità è che dall’America non era semplicissimo spostarsi. È stato meraviglioso. Abbiamo provato ed è esplosa subito la chimica tra noi».
Nell’esibizione davanti alle giurie, con lui, la vostra pedana però si è rotta, penalizzando l’esibizione. Ci è rimasta male?
«Malissimo. Mi sono anche molto spaventata, ma per fortuna nessuno si è fatto male. Sono arrivate le scuse ufficiali, ma non abbiamo potuto rifarla e ormai le giurie avevano già votato. Mi sono irrigidita, anche perché è stata la volta in cui ho cantato meglio. Avremmo potuto fare meglio».
A lei cosa dà “Adrenalina”?
«Il palco, ma la musica in generale. Non solo farla ma anche ascoltarla. Per me è una sana terapia».
Oltre alla musica cosa c’è?
«Le passeggiate, lo sport, i film. Ora che hanno riaperto i cinema non vedo l’ora di tornarci. Ho bisogno di godermi le cose, sono stufa dei filtri. Poi la famiglia, le mie amiche, le uniche persone che conoscono la vera Senhit. E il mio cane.
Chi è la vera Senhit?
«Non è molto diversa da quella che sale sul palco. Solo molto più timida e molto meno queen! Quando tolgo la corona mi godo le piccole cose, mi metto a nudo e mi lascio coccolare dagli affetti».
Ora cosa succederà?
«Ci sono mille progetti, Adrenalina sta funzionando molto bene. Vogliamo remixarlo per l’estate, c’è un grande nome in ballo, e lanciare un nuovo singolo dopo. E, compatibilmente con le restrizioni, fare un po’ di promozione in giro. È difficile risettarsi dopo due anni trascorsi a prepararsi per questo show. Mi sento felicemente svuotata, ma anche persa. Ma sono pronta per le tante belle cose che mi aspettano».
È ottimista per le riaperture e i live?
«Devo esserlo. Spero che Eurovision sia stato l’ariete per dare il via agli eventi musicali. Mi spaventano i calendari dei live del 2022. Io mi auguro che già in autunno si possano fare date. Se ci sarà da aspettare ancora me lo farò andare bene, ma bisogna ripartire per forza».