Mahmood rinvia (di nuovo) il tour: «Ci sentiamo soli, è arrivato il momento di ascoltarci»
A poche ore dalla lettera nella quale Cosmo chiedeva di fare qualcosa per tornare il prima possibile agli eventi live in sicurezza, Mahmood comunica lo spostamento del suo tour che sarebbe dovuto partire a novembre toccando non solo l’Italia, ma anche diverse città europee tra cui Parigi, Londra, Amsterdam e Madrid. «A quasi due anni dall’inizio della pandemia, il nostro settore si trova ancora allo stesso punto: siamo fermi (tolte poche, troppo poche, situazioni a capienze ridotte). Oggi mi ritrovo a spostare le date del tour per la terza volta; e come me moltissimi mie colleghi e colleghe saranno obbligati a farlo» scrive Mahmood in una Storia sul suo profilo Instagram, cercando di focalizzare l’attenzione su un problema, la gestione delle norme di sicurezza sul settore dello spettacolo, che non sembra mai essere la priorità.
«Ciò che differenzia questo spostamento dai precedenti è che oggi abbiamo a disposizione degli strumenti che permetterebbero di potere fare i concerti in sicurezza: i green pass. Guardo fuori dall’Italia e vedo che si può fare, evidentemente quando ci sono la volontà e l’attenzione verso un settore, le soluzioni si trovano. Provo un forte sentimento di abbandono da parte delle istituzioni». A quel punto Mahommod sottolinea come molto le istituzioni si rivolgano proprio agli artisti «per esporsi per la tutela di diritti delle persone, per sensibilizzare il nostro pubblico verso temi che si dibattono a livello politico. Ora invece, ci sentiamo soli, non considerati da uno Stato la cui maggior parte dei rappresentanti pensa solo a litigare sui social e a creare continuamente fazioni avverse tra le persone. Adesso è arrivato il momento di ascoltarci. È davvero giunto il turno dei nostri diritti: abbiamo il diritto di tornare a fare il nostro mestiere e chi ci segue ha il diritto di tornare a riempire la propria vita di arte, cultura e intrattenimento. Abbiamo il diritto di essere ascoltati».
Al momento, ricordiamolo, gli unici concerti ammessi in Italia sono quelli con l’obbligo dei posti a sedere e delle capienze ridotte. In zona bianca sono possibili i concerti con il 25% di capienza massima al chiuso e 50% all’aperto, e comunque non più di 2.500 persone al chiuso e 5mila all’aperto. In zona gialla la capienza massima è del 50%, ma comunque non più di mille persone al chiuso e di 2.500 all’aperto. Il tutto, ovviamente, previo distanziamento e green pass. Con questo presupposto, oltre alle date di Mahmood, a saltare potrebbero essere diversi tour nei palazzetti come quello dei Pinguini Tattici Nucleari, dei Maneskin, di Madame, e di tanti altri artisti che hanno già delle date sold out che, se la situazione non si sbloccasse, rischierebbero di non salire sul palco. La filiera chiede, quindi, a gran voce un intervento governativo che alleggerisca la norma vigente sulle capienze eliminando i limiti nelle venue in cambio di un maggiore scrupolo nei controlli degli accessi. Il governo, per il momento, ha scelto di non pronunciarsi, ma sono in tanti – dagli artisti agli entourage fino al pubblico – a esigere maggiore chiarezza.